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Giardino Inglese

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ettari
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specie arboree
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serre storiche
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sculture

Tra natura e finzione, l’avanguardia del paesaggio

Alla Reggia di Caserta il Giardino Inglese fu costruito per volere della regina Maria Carolina, su consiglio del ministro plenipotenziario britannico William Hamilton. Il muro di cinta fu completato il 7 aprile 1787. Carlo Vanvitelli presentò il progetto alla corte il 26 aprile successivo. Per la sua realizzazione, il presidente della Royal Society di Londra suggerì il nome di un brillante botanico: John Andrew Graefer. Sostenuti da numerosi giardinieri, Vanvitelli e Graefer diedero vita a un giardino di gusto romantico, dominato da scorci apparentemente selvaggi, rilievi e corsi d’acqua. Nel Giardino Inglese della Reggia di Caserta presunte rovine e statue d’origine archeologica si legano alle entusiasmanti scoperte di Ercolano e Pompei. Un’eccezionale varietà di piante esotiche testimonia dell’interesse dei Borbone per la botanica. Appena oltre l’ingresso, due statue cinquecentesche provenienti dalle antiche proprietà dei principi Acquaviva accolgono il visitatore, introducendolo in un ambiente dalla forte carica onirica.

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Giardino all’inglese, alla francese, all’italiana

Semplificando una realtà complessa, si può affermare che l’Europa moderna conobbe la diffusione di un gusto per il verde articolato su tre diversi assi: il giardino all’italiana, il giardino alla francese e il giardino all’inglese. Il primo vedeva nella geometria, nell’acqua e nelle collezioni d’antichità i suoi elementi principali. Nato nelle ville della nobiltà rinascimentale, il giardino all’italiana si legava alla tradizione della Roma antica ed era spesso dominato da due assi perpendicolari che definivano i parterre. Nella Francia del Sei-Settecento, il modello italiano fu rielaborato, ingigantito e animato da virtuosi giochi prospettici. Nella seconda metà del Settecento, paesaggisti inglesi come Capability Brown scardinarono completamente la matrice geometrica del giardino. Un nuovo gusto romantico, dominato da atmosfere selvagge si diffuse nelle residenze della nobiltà europea. Il Giardino Inglese della Reggia di Caserta costituisce uno dei primi esempi dell’Europa continentale. Tra i suoi rari precedenti spicca il giardino anglo-chinois del Petit Trianon di Versailles. Quest’ultimo fu voluto dalla regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI e sorella della regina Maria Carolina.

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Da Graefer a Terracciano

Quando Graefer lasciò Caserta per seguire la corte in Sicilia (1799) e in seguito, durante il decennio francese (1805-1815), furono i suoi figli Giovanni, Carlo e Giorgio ad occuparsi del Giardino Inglese. A partire dal 1829, con la nomina di Giovanni Gussone a «botanico dei giardini di Casa e Siti reali di Napoli e Sicilia» il Giardino Inglese potenziò la sua produzione vivaistica. Attività scientifiche e produttive ne fecero un vero e proprio orto botanico. I Graefer dovettero lasciare il posto a Geremia Ascione e al figlio Francesco, che diventò direttore nel 1853. Durante la gestione degli Ascione vennero pubblicate le prime edizioni del Catalogo delle piante moltiplicate che si vendono nel Real Giardino Inglese di Caserta. Con l’Unità d’Italia il compito di prendersi cura di questo prezioso luogo di arte, scienza e paesaggio passò a Nicola Terracciano. Sotto la sua guida, il Giardino Inglese della Reggia di Caserta ottenne importanti riconoscimenti, quali il diploma d’onore conferito durante l’Esposizione Universale di Vienna del 1873.

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