
Scopri di più: Vestibolo superiore
Le pietre e i marmi del palazzo
Vanvitelli, nella scelta e utilizzazione dei materiali, usò quasi esclusivamente quelli estratti da cave del casertano o da altri luoghi del regno di Napoli.
Salendo lo Scalone per arrivare fino al Vestibolo Superiore, si percorrono gli scalini realizzati in Lumachella di Trapani, una roccia sedimentaria tipica di quelle zone. Le balaustre e parte dei rivestimenti delle pareti laterali dello Scalone, inseriti in cornici di marmo bianco di Carrara e marmo di Mondragone, sono realizzati in marmo di Dragoni e di Vitulano, due tipi di pietra dalla particolare tonalità rossastra, estratti rispettivamente dal Monte Trabulano a Caiazzo, poco distante da Caserta, e dalle falde del Monte Taburno nel beneventano.
I pilastri che sostengono le tre grandi arcate tra lo Scalone e il Vestibolo Superiore sono in breccia di Atripalda, estratta in provincia di Avellino. I pilastri sono rivestiti in marmo giallo di Mondragone e resi più snelli dai fusti delle colonne che scandiscono le pareti dello Scalone e il Vestibolo superiore, realizzate in un unico monolite lapideo in marmo Billiemi di Sicilia rosso, un tipo di pietra sedimentaria utilizzato in Sicilia già dal 1600.
Gli stipiti delle porte, delle finestre e delle nicchie, nonché la zoccolatura delle colonne, sono in Mondragone nero, marmo estratto dalle cave del monte Petrino, in particolare quella di San Sebastiano, oggi dismessa. La pietra di Sant’Angelo di Puglia era estratta in due colori, rossa e grigia, dal monte Gargano: con il marmo grigio furono realizzate le sedici colonne ioniche poste nei passaggi intorno al Vestibolo; con il marmo rosso invece le otto colonne che sono nella zona centrale, realizzate in un unico blocco. Un grande campionario di marmi preziosi, utilizzati quali simbolo della enorme ricchezza del territorio del regno, utile anche per svilupparne l’economia, che l’architetto reale riuscì sapientemente a valorizzare anche attraverso i particolari disegni che animano il pavimento del Vestibolo dove ritornano il Gargano rosso, il giallo di Sicilia, la lumachella di Trapani, il marmo di Mondragone, di Dragoni e il marmo bardiglio, lavorati a scomparti geometrici concentrici.
Armonicamente inserite in questo grande spazio sono le panche, un incontro tra arte e scienza basato sull’esigenza di poter garantire ai visitatori delle accoglienti sedute in uno dei luoghi più rappresentativi della prospettiva progettuale Vanvitelliana. Si tratta di un intervento moderno non invasivo, perfettamente integrato ai maestosi spazi del Palazzo e progettato in un’ottica sostenibile di riutilizzo delle risorse naturali che unisce materie prime seconde, derivate dal riuso di materiali di scarto di diversi settori produttivi, unite tra loro da opportuni leganti e minerali che si fondono intimamente al materiale intruso. Nella loro realizzazione ci si è ispirati al principio del riutilizzo dei materiali in un’ottica di sostenibilità e rispetto, per i materiali stessi e per l’opera vanvitelliana, riproponendo i materiali scelti dall’architetto reale. Il colore di fondo delle sedute è stato scelto scrupolosamente cercando di riprodurre fedelmente il colore dei marmi utilizzati nel vestibolo come pavimentazione, ed è stato pertanto rilevato lì dove dovevano essere installate le sedute. Esse sono state poi completate con l’inserimento di scarti della lavorazione del marmo di Vitulano, scelti direttamente nella cava da dove è stato estratto il marmo per il Palazzo Reale, un materiale più volte utilizzato dal Vanvitelli nelle sue realizzazioni e di fascino antico per le sue diverse tonalità.