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La Statua di Ercole
Luigi Vanvitelli, nello scegliere, tra le sculture antiche della collezione Farnese, quelle che avrebbero dovuto ornare la Reggia di Caserta, così descriveva l’Ercole latino: “si presenta membruto e gigantesco per denotare con la corporale robustezza la gagliardia dell’animo. La Clava che gli arma la destra è l’inflessibil vigore della Ragione […]; la spoglia di Leone che lo veste è un trofeo delle sue faticose vittorie”. La figura di Ercole fu scelta da Carlo di Borbone come divinità protettrice della dinastia e infatti ritornerà più volte lungo il percorso.
L’eroe è raffigurato mentre si appoggia alla clava, sulla quale è drappeggiata la pelle del Leone di Nemea, un mostro invulnerabile inviato da Era per distruggere il dio, che nasconde dietro la schiena i pomi delle Esperidi. L’allusione è all’undicesima fatica di Ercole, che propose ad Atlante di reggere il cielo al suo posto purché gli portasse le mele di quel giardino. Alla base della clava è scolpita la testa del toro di Maratona, la cui cattura rappresenta la settima delle dodici fatiche di Ercole.
A lungo ritenuto opera settecentesca e attribuito allo scultore Andrea Violani che pure ne aveva scolpito uno nel 1772 secondo il progetto di Luigi Vanvitelli, è stato poi identificato con l’”Ercole Farnese in riposo” rinvenuto nell’agosto 1545 nelle Terme di Caracalla. La colossale statua fu utilizzata nel 1546 per abbellire il palazzo romano di Pier Luigi Farnese e inserita da Michelangelo nel nuovo progetto del cortile del Palazzo Farnese. Quando la collezione Farnese fu trasferita a Napoli per volere di Carlo di Borbone, la statua fu destinata alla Reggia di Caserta.