
Scopri di più: Sala di Marte
L'affresco della volta

La volta della sala è affrescata con il Trionfo di Marte, realizzato da Antonio Calliano.
Il pittore nel realizzare questa scena si ispirò a quanto narrato da Omero nel V Libro dell’Iliade: “Amici, ei disse, / qual fia stupor se forte d’asta e audace / combattente si mostra il duce Ettorre? / Sempre al fianco gli viene un qualche iddio / che alla morte l’invola; ed or lo stesso / Marte in sembianza d’un mortal l’assiste. / Non vogliate attaccar dunque co’ numi / ostinata contesa, e date addietro, / ma col viso ognor volto all’inimico”.
Sulla quadriga Ettore, assistito da Marte, il Dio della guerra, respinge Aiace e Diomede, i due valorosi achei che sembrano arrestarsi stupiti dinanzi alla magnificenza del Dio. Nel disegno preparatorio dell’opera i tratti del volto di Marte sono chiaramente somiglianti a quelli di Murat, particolare andato poi perduto nella stesura finale o cancellato al ritorno dei Borbone, in favore di una più spiccata idealizzazione.
Al centro dell’affresco è il corpo morto del guerriero Pandaro, figlio di Licaone, abile arciere che nel IV Libro dell’Iliade aveva ferito Diomede alla spalla. In primo piano nella figura dell’uomo disteso sulla destra, ferito in corrispondenza dell’attaccatura del femore all’anca, si può riconoscere Enea, sorretto da un muscoloso anziano, l’unico in tutta la composizione rivolto verso l’osservatore. Egli indossa il tipico berretto frigio che permette di identificarlo con Anchise, il pastore frigio padre di Enea, che indica la comparsa sulle nubi della dea Venere, giunta in soccorso del figlio. In secondo piano, in alto a sinistra, l’inserto dei cavalli di Enea portati via da Stenelo verso le navi greche, definite “ricurve”, testimonia l’adesione fedele dell’artista alle pagine omeriche.
