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Scopri di più: Sala delle Guardie del corpo

I busti dei re

Sulle consoles sono esposti i busti dei re di Napoli: Ferdinando I di Borbone, Re delle Due Sicilie, nel busto in marmo bianco poggiante su un piede di marmo bardiglio, è raffigurato con vesti all’antica, con il volto appesantito e solcato da rughe. L’opera è attribuita allo scultore veneto Antonio Canova, realizzata tra il 1816 e il 1822, periodo in cui era impegnato in altre due importanti commissioni reali, tuttavia la rigidità nella conduzione del marmo e l’eccessiva nettezza dei tratti fisionomici rendono il manufatto non del tutto paragonabile alla produzione canoviana. È probabile che l’opera sia stata terminata dopo la morte di Canova, avvenuta nel 1822, da collaboratori del suo atelier.

Il busto del re Francesco I di Borbone, vestito alla greca secondo i canoni neoclassici, è datato e firmato dallo scultore carrarese Giuseppe Del Nero, ritrae il sovrano con tratti giovanili, nonostante avesse già 53 anni, secondo l’idealizzazione del personaggio consueta nella ritrattistica neoclassica.

Il busto in marmo di Ferdinando II in giovane età, opera firmata e datata dallo scultore, incisore e medaglista napoletano Andrea Cariello, ritrae il sovrano in alta uniforme con fascia ad armacollo e le onorificenze del Regno tra cui il Toson d’oro, l’Ordine di San Gennaro e quello di San Ferdinando; il busto di Francesco II di Borbone, è datato al 1860 e firmato con la sigla C.L.B., riferibile alla firma dello scultore siciliano Costantino La Barbera (1836/1894). L’opera è l’unico ritratto ufficiale in marmo conosciuto del sovrano che, nello stesso 1860, abbandonò il Regno sotto la pressione degli eserciti piemontesi e garibaldini, rifugiandosi a Gaeta. La resa fisionomica e l’introspezione psicologica mitigano l’ufficialità del ritratto casertano dell’ultimo re di Napoli.   

 

Il GRUPPO SCULTOREO DI ALESSANDRO FARNESE

Il monumentale gruppo con Alessandro Farnese incoronato dalla Vittoria dopo aver soggiogato le Fiandre fu realizzato dallo scultore Simone Moschino nella seconda metà del Cinquecento su commissione di Odoardo Farnese per celebrare le imprese del padre Alessandro, ritratto al centro della scena nelle vesti di un condottiero romano quale simbolo della lotta della chiesa cattolica contro l’eresia protestante. Alle sue spalle due figure femminili: la Vittoria, che gli cinge il capo di alloro, le Fiandre, rappresentata in ginocchio con il tipico copricapo fiammingo. Ai suoi piedi la personificazione della Schelda, il fiume che attraversa la città di Anversa, come un vecchio barbuto.

Il gruppo realizzato per Palazzo Farnese a Roma fu trasferito a Caserta insieme alle altre opere della collezione Farnese nel 1879 e sistemato in questa sala dove si trova ancora oggi. 

 

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