
Scopri di più: Sala del Trono
Il trono reale
Il trono ha una struttura in legno dorato finemente intagliato: lo schienale ha la forma di una valva di conchiglia con due cornucopie che si intrecciano sullo schienale; due grandi leoni alati formano i braccioli; ai lati della seduta sono scolpite due sirene, figura cui la mitologia collega la nascita della città di Napoli.
Secondo la leggenda Ulisse, curioso di sentire il canto delle sirene che uccideva chiunque lo ascoltasse, ordinò ai suoi uomini di mettere dei tappi di cera alle orecchie, e di legarlo all’albero maestro della nave raccomandandosi di non liberarlo per nessuna ragione. In questo modo poté ascoltare il canto delle sirene e resistervi. Una di esse, Partenope, se ne innamorò perdutamente e delusa dal suo rifiuto si lasciò morire. Il suo corpo fu portato dalle maree sull’isolotto di Megaride, dove sorge Castel dell’Ovo. Da allora la città fu chiamata Partenope in suo onore e ancora oggi ci si riferisce al popolo napoletano con l’appellativo di “partenopei”.
I ricami sulla seduta furono realizzati ad ago dalle donne della Fabbrica di Ricami del Real Albergo dei Poveri, su disegno di Gennaro Bisogni. Tali ricami furono eseguiti anche sul parato della Sala del trono del Palazzo Reale di Napoli, a cui era destinato il nostro trono. I tessuti furono poi tutti rimossi e distrutti dai funzionari di Casa Savoia nel 1861. Gli inventari casertani del 1878 descrivono la ‹‹grande seduta›› rivestita di ‹‹velluto in seta celeste››; negli inventari successivi del 1951/52 e del 1977/78 invece, risulta rivestita “di velluto in lana scarlatta”, probabilmente per riprendere i colori originari. Attualmente essa è in velluto celeste a seguito di un restauro risalente agli anni Ottanta.
L’AFFRESCO DELLA VOLTA
Nel 1844 il pittore Gennaro Maldarelli decorò la volta della sala con l’affresco raffigurante la Cerimonia per la posa della prima pietra della Reggia di Caserta, avvenuta il 20 gennaio 1752 nel giorno del 36° compleanno del re Carlo di Borbone. Nella rappresentazione è riconoscibile sullo sfondo il territorio casertano con il bosco e i colli Tifatini che incorniciano la scena. Sul lato destro il Belvedere di San Leucio e, più in alto, il borgo medievale di Caserta, prima origine della città nascente.
Contro il paesaggio dello sfondo si stagliano i reggimenti di fanti e di cavalieri a delineare il perimetro del palazzo. Al centro della scena i sovrani scendono dal palco reale con alto baldacchino, su di un tappeto rosso, accompagnati dalla corte e dallo stesso Vanvitelli, identificabile nella figura con la pergamena in mano alla destra del sovrano, assorto in una conversazione. L’atmosfera di solennità e di sfarzo è sottolineata dalle divise sgargianti dei gentiluomini e dagli ampi abiti damascati delle dame.