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Scopri di più: Pinacoteca | Sale delle Pitture di Genere e delle Allegorie

L'ELEFANTE INDIANO

In occasione della rappresentazione teatrale del Metastasio, Alessandro delle Indie, tenutasi al Teatro San Carlo nel 1743, il sultano ottomano Mahmud I donò l’animale esotico al Re Carlo di Borbone, che volle farlo “fotografare”. Si tratta del Ritratto dal vero dell’elefante indiano di Pellegrino Ronchi, qui esposto.

La mole dell’animale occupa quasi completamente la superficie della tela mentre nell’angolo a destra si scorge il soldato che ne fu posto a guardia e dal lato opposto due spettatori accorsi a vedere l’animale esotico.

L’elefante divenne ben presto un’attrazione molto apprezzata e tutti accorrevano a vederlo pagando una mancia al soldato che lo custodiva, traendo un bel vantaggio economico da questa occasione. Ma quando l’animale morì, questo vantaggio finì: “Caporale, è morto l’elefante!”, è il detto che, entrato nel gergo della tradizione orale napoletana, intende appunto la fine di una condizione favorevole. Oggi lo scheletro dell’elefante è conservato al Museo Zoologico dell’Università di Napoli.  

 

I DIPINTI DELLA SALA DELLE ALLEGORIE 

Il progetto finale degli arazzi di cui i dipinti esposti nella Sala delle Allegorie sono modelli preparatori, comprende dieci tele raffiguranti virtù e simboli, tradotte in arazzo dalla fabbrica del romano Pietro Duranti, già direttore della manifattura fondata a Roma dagli Albani nel 1743 con alcune varianti apportate da Ferdinando Fuga. Nella sala sono esposte alcune tele della serie, eseguite dai maggiori pittori del Settecento europeo. Partendo da sinistra si possono ammirare l’Allegoria della Fortezza e della Vigilanza di Corrado Giaquinto, l’Allegoria della Pace di Stefano Pozzi, l’Allegoria della Religione di Pompeo Batoni.  

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