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Scopri di più: Biblioteca Palatina – terza sala

L'affresco del rito iniziatico

La terza sala della Biblioteca Palatina è riccamente decorata con le pitture dell’artista tedesco Heinrich Friedrich Füger. Fu la regina Maria Carolina a scegliere l’artista e il programma da tradurre sulle pareti. E’ noto che la regina Maria Carolina fosse una fiancheggiatrice della Massoneria napoletana.

Alla luce di alcuni studi recenti, l’affresco per lungo tempo noto come Scuola di Atene rappresenterebbe in realtà un rito iniziatico. Vari sono gli indizi iconografici che suggeriscono questa identificazione: il ragazzo inginocchiato al centro della scena con la spalla sinistra scoperta e un libro nella mano destra: l’iniziato; la figura femminile posta su un basamento e celata dal velo: la verità che sta per essere svelata; la donna con la corona di stelle sul capo e lo scettro nella mano: l‘Astrologia; un’altra figura femminile dipinta nell’atto di misurare il cielo con un compasso:  l’Astronomia; la figura femminile alle spalle dell’iniziato con il compasso nelle mani e una tavola di teoremi geometrici: la Geometria.

Sono queste le scienze indispensabili per l’acquisizione della sapienza. Un altro riferimento sono le colonne scanalate al centro della scena, allusione al tempio di Salomone presente in ogni loggia massonica e il pavimento alla mosaica con lastre quadrate bianche e nere, contrasto tra tenebre e luce, errore e verità. 

 

LE STATUE DELLE MUSE TALIA E MELPOMENE 

Le statue di Melpomene, musa della Tragedia, e di Talia, musa della Commedia, a seguito di un lavoro di squadra tra istituzioni del Ministero della Cultura, sono rientrate alla Reggia di Caserta. Le statue erano posizionate negli spazi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Napoli.

La scultura di Melpomene, di altezza pari a m 1.78 con plinto, veste una lunga stola ricoperta da un mantello che avvolge il piede sinistro e lascia intravedere quello destro, calzato da un elegante sandalo. Il corpo principale è parte di un’opera di età romana del II secolo d.C.. Entrambe le braccia furono rifatte: il braccio destro con la mano che impugna una daga; il sinistro, ora reciso, con la mano che sorreggeva una maschera.  

La statua raffigurante Talia è databile al II secolo d.C., di altezza pari a m 1.70 con plinto. La fanciulla, che impugna una verga, poggia la mano destra su un pilastrino al cui termine è posta una maschera teatrale. Indossa un sottile chitone, tunica impiegata comunemente nella Grecia antica, di foggia ellenistica, e un ampio himation, drappo poggiato sul braccio sinistro antico e leggeri calzari ai piedi. Il braccio destro è un inserto di età moderna. Anche le teste delle Muse sono di età moderna, eseguite probabilmente dal medesimo scultore.

Queste due opere, appartenenti alla collezione Farnese ereditata da Carlo di Borbone dalla madre Elisabetta, furono scelte dalla Regina Maria Carolina per la Reggia di Caserta dove giunsero da Villa Madama a Roma nel 1788. 

Nel 1933 le due Muse furono portate a Napoli per essere collocate negli uffici della Soprintendenza, spezzando così il forte legame con il luogo al quale Maria Carolina le aveva destinate. La regina desiderava, infatti, costruire per la sua libreria privata, Tempio del Sapere, un ambiente colto e raffinato, orientato al gusto per l’antico e alle suggestioni della cultura classica. Melpomene e Talia sono di recente tornate alla Reggia di Caserta, per consentire ai visitatori di godere della loro bellezza e rivivere lo spirito culturale del tempo. 

 

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