“Il Piccolo Principe. Giuseppe Sanmartino alla Reggia di Caserta”
La mostra nella Cappella Palatina dal 27 maggio all’11 settembre che racconta il cerimoniale delle nascite dei reali al tempo dei Borbone.
Nascite reali. Apre domani al pubblico la mostra “Il Piccolo Principe. Giuseppe Sanmartino alla Reggia di Caserta”
Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa di presentazione dell’esposizione che si terrà nella Cappella Palatina da domani, 27 maggio, al prossimo 11 settembre. La mostra, realizzata a seguito del ritrovamento nei depositi del Museo del ritratto in marmo di un neonato a grandezza naturale opera di Giuseppe Sanmartino, identificato con il Real Infante Carlo Tito di Borbone, racconta il complesso cerimoniale delle nascita dei reali al tempo dei Borbone.
La tanto attesa nascita del Principe ereditario è particolarmente significativa per la storia politica del Regno delle Due Sicilie, perché consolida la continuità della dinastia borbonica sul trono di Napoli. Primogenito maschio di Ferdinando IV e Maria Carolina d’Austria, il piccolo principe era venuto al mondo il 4 gennaio del 1775 nel Real Palazzo Vecchio di Caserta. Dopo il parto, alla presenza di ministri, ambasciatori ed Eletti del Popolo, era necessario annunciare al popolo il felice evento con gli spari di cannone e l’illuminazione per tre sere dei luoghi del potere. Seguiva la cantata del Te Deum in Cappella; il battesimo ufficiale; il corteo reale per la presentazione al popolo del Principe; il baciamano a corte; la prima uscita pubblica del Real Infante per la messa solenne in Duomo. Bisognava, inoltre, organizzare feste da ballo, spettacoli teatrali e cuccagne, per celebrare il potere della dinastia regnante, per rafforzare il consenso del popolo e impressionare le altre corti europee.
La ritualità dell’evento, descritta anche nei documenti a corredo della mostra, è alla base della narrazione che accompagna il visitatore lungo le navate della Cappella Palatina. L’esposizione si apre, quindi, con due giovani sposi: il re Ferdinando e la regina Maria Carolina. Le opere, di autore ignoto vicino a Francesco Liani, sono copie coeve di quelle eseguite da Anton Raphael Mengs. Vicino ai dipinti, in una saletta multimediale, sarà possibile ammirare la riproduzione digitale della serie di ritratti conservata tra le residenze reali di Vienna e il Museo Cerralbo di Madrid, come un album di foto di famiglia. Il percorso prosegue dunque con il racconto del cerimoniale legato alle nascite degli Infanti reali.
Per l’apertura dei solenni festeggiamenti, infatti, ci si immergerà nella rappresentazione nel Teatro di San Carlo del Natal di Apollo, con l’edizione del libretto a stampa, con l’antiporta figurata delineata da Fedele Fischetti, e una copia settecentesca della partitura. Le celebrazioni organizzate per la nascita del Principe ereditario sono testimoniate, poi, dal volume con la Descrizione della Magnifica Festa organizzata dal Battaglione Real Ferdinando con le tavole dell’apparato festivo delineate da Carlo Vanvitelli, Regio architetto, erede del padre Luigi nella conduzione del cantiere della Reggia di Caserta. A seguire le due medaglie celebrative della nascita di Carlo Tito, una delle quali fu realizzata su disegno di Tommaso Solari, allievo di Sanmartino.
Le celebrazioni comprendevano anche l’esaltazione delle virtù che un principe doveva possedere. La loro raffigurazione è nei bozzetti preparatori per soffitti di nobili residenze napoletane delle Allegorie delle virtù dei Principi realizzate da Francesco Celebrano e da Giacinto Diano.
Un vero e proprio documento visivo è, poi, il dipinto di Antonio Joli, riprodotto in digitale, raffigurante il Corteo Reale a Via Foria (Napoli), con la Regina Maria Carolina a bordo della carrozza reale, con il neonato Carlo Tito in braccio, e un’altra carrozza al seguito su cui sono le prime due figlie, Maria Teresa e Luisa Maria Amalia. Il corteo, in base a quanto i documenti ci raccontano, si svolse il 14 febbraio del 1775, quando la famiglia reale rientrò a Napoli dalla residenza reale di Caserta.
Non poteva mancare, infine, una raffigurazione dei bambini in fasce con due ritratti di Reali Infanti della famiglia Borbone, di autori ignoti. A fianco il ritratto del principe Filippo Pasquale, fratello di Ferdinando IV, realizzato dal pittore di Camera Francesco Liani.
Ed ecco, al centro della Cappella Palatina, la scultura del neonato paffuto, colto durante un profondo e sereno riposo nel suo accogliente giaciglio, sul modello dell’iconografia di tradizione classica del Sonno dell’Innocenza. La regina Maria Carolina subito dopo la nascita di Carlo Tito aveva voluto consacrare a San Francesco di Paola, cui era particolarmente devota, l’effigie del Principe ereditario, affidando l’esecuzione del ritratto a Giuseppe Sanmartino, il primo scultore del Regno di Napoli, noto autore del Cristo Velato nella Cappella Sansevero. Il ritratto a grandezza naturale fu poi tradotto in argento. Perduto l’ex voto, gli studi su Sanmartino, pur registrandone l’esistenza, hanno considerato perduto anche l’originale ritratto. La scultura è presente nelle collezioni della Reggia di Caserta almeno dal 1879, annotata negli Inventari come Putto dormiente attribuito a Giuseppe Sanmartino. L’assenza, nella rappresentazione del bambino, degli attributi tipici del putto/eros – le ali e la faretra con le frecce – induce a escludere questa identificazione, così come è impossibile assimilare il soggetto a un Gesù Bambino dormiente, solitamente riconoscibile per la presenza di attributi come la croce-giaciglio, l’aureola, il cartiglio “Ego dormio, et cor meum vigilat”, precognizione della Passione, o per la compresenza della Vergine. A rafforzare l’identificazione dell’infante anche il confronto con l’antiporta figurata del libretto a stampa del componimento drammatico Natal d’Apollo. Nell’antiporta, il neonato Apollo (Carlo Tito), adagiato su un panno sopra un basamento posto ai piedi di un tempietto circolare, è presentato dalla dea Latona (Maria Carolina) al cospetto della colossale statua del divino Giove: «Regius hic puer est», proclama l’intestazione a margine della tavola incisa. Il modo in cui Fischetti rappresenta il Real Infante, un neonato nudo poggiato su un candido panno, è identico alla soluzione di matrice classica adottata da Sanmartino.